La psicologia dello sport verte sul principio chiave per cui il primo intervento necessario è quello di trasformare l’obiettivo di ogni atleta in termini linguistici. Passare dalla verbalizzazione del desiderio di “vincere” al concetto di “performance”, infatti, può essere considerato il primo progresso personale a partire dal quale poter impostare un percorso di crescita “mentale”.
Lavorare al fianco di uno sportivo o di una intera squadra di atleti vuol dire entrare a far parte di un sistema caratterizzato dalla condivisione di obiettivi, di spirito di sacrificio, di senso di appartenenza e di un gran numero di valori.
L’ansia da prestazione, il ritorno in campo dopo un infortunio, la gestione dell’aggressività, la disciplina anteriore e la spinta motivazionale sono soltanto alcuni dei più stimolanti target su cui la psicologia dello sport può essere applicata.
Ebbene, il contributo che la psicologia dello sport, sia esso di squadra o individuale, può offrire ce lo hanno spiegato sportivi del calibro di Federica Pellegrini, esempio di atleta capace di raccogliere le sfide della vita e trasformarle in dure battaglie da combattere, ottenendo come premio una performance vittoriosa, dal sapore nuovo e unico.