Ci vuole solo amore e tanta fantasia… - Erika Graci
Psicologa evolutiva e psicoterapeuta cognitivo comportamentale
Erika Graci, Psicoterapeuta, Roma, psicoterapia cognitivo comportamentale, psicologa infantile, terapia di coppia, panico, lutto
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Ci vuole solo amore e tanta fantasia…

Se scattiamo una fotografia a quanti hanno rispettato l’isolamento sociale imposto dalla pandemia, l’immagine che viene fuori accomuna tutti per la difficoltà condivisa di restare a casa. I più proattivi si sono subito messi a disposizione sui social, offrendo suggerimenti su come impiegare il tempo ritrovato, soprattutto rivolgendosi a un target adulto e per lo più senza bambini in casa.
E come mai le iniziative rivolte alle mamme e i papà alle prese con le scuole chiuse e lo Smart Working sono
state più timide?
Perché nessuno, prima del nostro tempo, aveva pensato di scrivere un prontuario di primo soccorso psicologico per i bambini costretti a restare forzatamente a casa con i genitori, ventiquattro ore su ventiquattro, per una durata temporale non stimabile e a condizioni davvero limitanti e impensabili.
Dopo quasi sei settimane di reclusione tra le mura domestiche, però, è finalmente possibile compiere un bilancio di cosa ha funzionato e cosa no, al fine di applicare la lezione appresa ai giorni che verranno, anche in assenza di manuali strettamente specifici.

I bambini abituati ad andare a scuola e a interagire con altri coetanei come trascorrono le loro giornate in appartamento?
Molti genitori spesso temono che il piccolo di casa possa annoiarsi. Personalmente, da mamma di una creatura di un anno e pochi mesi, ho sperimentato che la noia può anche essere funzionale e offrire l’opportunità di cogliere il momento in cui è possibile introdurre una novità, senza depotenziare l’ultimo stimolo offerto. Pensiamo al giocattolo preferito che all’improvviso esaurisce il suo potere entusiasmante. La lettura che possiamo dare è che sia arrivato il momento in cui un nuovo gioco o una nuova attività riceverebbero un’accoglienza tale da dare una svolta alla giornata.
E allora ecco che scatta la strategia dei “giocattoli scomponibili”. Io, per esempio, ho comprato online una confezione di costruzioni per bambini, contenente quattro tipologie di animali, ciascuno dei quali da comporre con quattro mattoncini. Ho dato a mio figlio due animali per volta, per un totale di otto mattoncini con cui si è dilettato fino a quando comporli e scomporli non è diventato troppo facile per lui. A questo punto gli sono stati concessi gli altri otto mattoncini, per comporre due nuovi animali. In questo modo, la gioia per un giocattolo è stata prolungata e l’efficacia
dell’attività pure. Analogamente mi aspetto che accadrà con la scatola nascosta sotto al letto, contenente frutti, ortaggi gommosi e qualche stoviglia, pronti a essere erogati un poco per volta nel
corso dei prossimi giorni. Quindi, il consiglio che do ai genitori è quello di ponderare la scelta dei giocattoli in funzione dell’utilità e della funzione che vogliono attribuire loro.

Cosa potrebbe accadere ai rapporti sociali dei bambini?
La prima domanda che mi è stata posta da una mamma è stata “faremo un secondo inserimento a scuola?” e lì mi si è accesa una lampadina… tecnologica! Per far sì che il ricordo dei compagni di
scuola, del nido e delle maestre non precipiti nell’oblio, i nostri piccoli possono essere aiutati dalla tecnologia. Nonostante la mia severità nei confronto dell’esposizione agli schermi luminosi, ai video su tablet e cellulari, infatti, in un’ottica emergenziale, ho ceduto alle video-chat di classe, in cui mio figlio e i suoi amici e le sue amiche si fanno due risate, mandano baci alle maestre, esibiscono i nuovi versi degli animali che hanno imparato, per poi chiudere, dopo soli pochi minuti, tra le urla di noi mamme alle prese con schermi leccati e cadute imprevedibili da divani, seggioline e chi più ne ha più ne metta. È importante anche per noi genitori imparare a essere più flessibili rispetto alle regole dei giorni in cui mai avremmo immaginato la pandemia che ha investito le nostre vite, con un nuovo abito mentale che tiene conto delle peculiarità della situazione. Infatti, non perderemo di autorità se concederemo ai nostri piccoli qualche istante in più davanti ai cartoni animati, mettendoli a letto a dormire qualche minuto dopo, regalando loro un bagnetto più lungo. Anche i nostri bambini possono essere stressati, ma loro non sempre sono in grado di verbalizzare la propria condizione emotiva e quelli che potrebbero apparire come dei capricci, in realtà, sarebbero solo l’espressione di un disagio.

Cosa succede ai traguardi raggiunti a ridosso del lockdown?
Le ultime conquiste dei bambini necessitano di essere rinforzate per non finire nell’oblio. Vi faccio un esempio generalizzabile e che richiede tanta fantasia quanta ne occorre in ogni atto che riguarda i più piccoli. Allora, io e la mia famiglia rimaniamo a casa a ridosso dei primi spostamenti del piccolo sul sedile posteriore, sulla sedia “dei bimbi grandi”. Aveva appena smesso di urlare per rivendicare il vecchio ovetto sul sedile del passeggero quando la magia si è dovuta bruscamente interrompere. Ebbene, con la scusa di accendere la macchina per evitare il down della batteria, mio figlio si è guadagnato una decina di minuti un paio di volte a settimana, ben allacciato sulla sua nuova sediolina, con la radio accesa, cantando e ballando come piace a lui. In questo modo io e
mio marito siamo riusciti a garantirci l’uso dell’auto per il prossimo futuro, in piena sicurezza, con il nostro piccolo felicemente sul sedile posteriore.

Quali sono le occasioni che questa pandemia offre ai genitori?
Restare a casa, avere un margine di flessibilità del ciclo del sonno (andare a letto e/o svegliarsi prima o dopo) sono sicuramente due condizioni che possono essere sfruttate per l’acquisizione di nuove autonomie da parte dei bambini. Il sacrificio di alzarsi più frequentemente durante la notte, per esempio, è di certo più sostenibile in questo periodo che nel bel mezzo della routine frenetica dei giorni virus free. Per questo, cari mamma e papà, avanti tutta con le sperimentazioni dei cambiamenti, dal lettone al lettino, dal lettino alla cameretta. Quando ci ricapita un momento così propizio per affrontare le richieste notturne dei nostri cuccioli sperimentatori?

Quali benefici possono avere i genitori alle prese con figli piccoli?
Nonostante ormai siamo stati in larga maggioranza contagiati dai piatti stellati di celeberrimi programmi televisivi, in molti, me inclusa, stanno accusando il peso di cucinare più volte al giorno, pietanze diverse in base alle differenti esigenze anagrafiche dei commensali. Ma c’è una soluzione che abbatte questa fatica e si chiama “negoziazione”. L’equazione è semplice, basta posticipare un po’ l’ora di pranzo e di cena dei bambini e anticipare un po’ quelle degli adulti, per ritrovarci tutti insieme a tavola, a condividere sapori e umori tra grandi e piccini.

È possibile perdere l’abitudine agli stimoli esterni in tenera età?
Più che perdere in toto l’abitudine di stare all’esterno, quello che può accadere è la sperimentazione di una sensazione di disagio, dovuta alla distanza dalla consolidata zona di confort.
Ecco perché un esercizio che in tutte le case è possibile fare con i bambini è quello di indossare il giubbotto, aprire la finestra, uscire sul balcone o sul terrazzo, e giocare a “Respira la città”. Durante questo gioco l’adulto invita i bambini a raccontare cosa sentono in termini di suoni e odori, cosa immaginano ci sia dietro quell’albero o quel palazzo, provano insieme a orientare la propria abitazione in base a dove si trova il centro della città, il mare, la scuola, la casa di nonna. Sollecitare la respirazione, la verbalizzazione della sensazione corporea legata alla temperatura, descrivere il cielo e i colori che si osservano può essere fatto anche a vantaggio dei più piccoli, che, se non ancora in grado di raccontare, sono certa si presteranno volentieri ad ascoltare questa forma esplorativa alternativa.

Un ultimo consiglio per grandi e piccini?
Ebbene, io per prima, da adulta, sto apprezzando molto i momenti trascorsi sul divano dopo cena, prima di un buon libro o di un bel film, che accompagnano il momento in cui mio figlio si addormenta. Ci mettiamo tutti vicini, con lui in mezzo. Sulle sue gambine ciccione un album fotografico di cui ridere e su cui raccontare le storie di mamma e papà e del piccolo di casa. Senza fretta, lo sfogliamo, ci guardiamo, ci prendiamo delle pause, sorridiamo, badiamo a che nostro figlio non mangi la velina che separa le pagine. Questa è l’immagine che conserverò quando tutto
questo sarà finito. Tra qualche anno diremo “ti ricordi quando la sera guardavamo le foto?” piuttosto che “Ti ricordi quando c’era il Covid-19?”. Per fissare un ricordo positivo di questi giorni si può attingere alle esperienze più esclusive che state vivendo e quindi via ai “Ti ricordi quando papà faceva la pizza in casa?” o “Ti ricordi quando mamma ci ha tagliato i capelli e sembravamo due lemuri?”.
Insomma, non è semplice per alcuno. Solo che, mentre i bambini sono in balia dei genitori, noi adulti possiamo contare su quei processi decisionali che abbiamo già consolidato nel tempo e che ci consentono di compiere la scelta più funzionale e migliore per poter rendere questi giorni più tollerabili e felici per noi e a favore dei più piccoli.